mercoledì 25 settembre 2013

Possibilità

Preferisco il cinema.
Preferisco i gatti.
Preferisco le querce sul fiume Warta.
Preferisco Dickens a Dostoevskij.
Preferisco me che vuol bene alla gente
a me che ama l'umanità.
Preferisco avere sottomano ago e filo.
Preferisco il colore verde.
Preferisco non affermare
che l'intelletto ha la colpa di tutto.
Preferisco le eccezioni.
Preferisco uscire prima.
Preferisco parlare con i medici d'altro.
Preferisco le vecchie illustrazioni a tratteggio.
Preferisco il ridicolo di scrivere poesie
al ridicolo di non scriverne.
Preferisco in amore gli anniversari non tondi,
da festeggiare ogni giorno.
Preferisco i moralisti
che non mi promettono nulla.
Preferisco una bontà avveduta a una credulona.
Preferisco la terra in borghese.
Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori.
Preferisco avere delle riserve.
Preferisco l'inferno del caos all'inferno dell'ordine.
Preferisco le favole dei Grimm alle prime pagine.
Preferisco foglie senza fiori a fiori senza foglie.
Preferisco i cani con la coda non tagliata.
Preferisco gli occhi chiari, perché li ho scuri.
Preferisco i cassetti.
Preferisco molte cose che qui non ho menzionato
a molte pure qui non menzionate.
Preferisco gli zeri alla rinfusa
che non allineati in una cifra.
Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.
Preferisco toccare ferro.
Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando.
Preferisco prendere in considerazione perfino la possibilità
che l'essere abbia una sua ragione.
Wisława Szymborska
 Preferisco Wisława
 

lunedì 23 settembre 2013

40 anni fa

 Pablo Neruda ci lasciava a Santiago del Cile
 




















Se un giorno il tuo cuore si ferma,
se qualcosa smette di bruciare per le tue vene,
se la voce dalla bocca ti esce senza divenire parola,
se le tue mani si scordano di volare e s'addormentano,

Matilde, amore, lascia le tue labbra socchiuse
perché quel tuo ultimo bacio deve durare con me,
deve restare immobile per sempre sulla tua bocca
perché così accompagni anche me nella mia morte.

Morirò baciando la tua folle bocca fredda,
abbracciando il grappolo perduto del tuo corpo,
e cercando la luce dei tuoi occhi serrati.

E così, quando la terra riceverà il nostro abbraccio
andremo confusi in una sola morte
a vivere per sempre l'eternità di un bacio.

Pablo Neruda e Matilde Urrutia
it/poesie/poesie-d-autore/poesia-26676>

venerdì 20 settembre 2013

La luna d'oro








C'é tanta solitudine in quell'oro
La luna delle notti
non é la luna che
il primo Abramo vide.
I lunghi secoli dell'umano vegliare
l'han colmata d'antico pianto.
Guardala.
È il tuo specchio.

Jorge Luis Borges

mercoledì 18 settembre 2013

Celestino V

Sant'Angelo Limosano 
 Opera realizzata su mio disegno 
su commissione della Chiesa e del Comune
                                                  












con la mia cara amica e artista Giusi

martedì 10 settembre 2013



















Ruggero Ruggiero
testo ispirato in occasione della visita alla mia mostra Veneri Violate
luglio/agosto 2013


CIOTTOLI VENUTI DAL MARE
Sudicia come pezza imbrattata di grasso, scorgo da terra una lingua di cielo repentinamente oscurata da cirri tumefatti che decompongono ogni pensiero. 

Asciugo lacrime con un lembo di camicia rosso vermiglio che maschera sangue colato dalle labbra gonfie e rotte, mentre filamenti di bava incollati al palato gocciolano lungo il collo graffiato.

Avverto dolore fuori, disperazione dentro. L’odore nauseabondo del mio vomito si spande nell’area liquefacendosi con la pioggia che inizia a bagnarmi.

Perché io? Perché io? Perche io?

Come viscido lombrico, contraggo il corpo verso l’uscita del tunnel dove sono riversa. A ogni movimento, corrisponde una lancinante fitta come aculei spinti nella carne viva.  Il dolore è incredibile e a pensarci bene, è anche meglio; se non altro allontano da me l’idea di donna annientata.

Strappo la gonna, o perlomeno quello che resta di essa per tamponare la ferita alla testa. Il calore della stoffa sotto la nuca produce calore e un po’ di apparente sollievo.  Devo uscire da questo vicolo. Anche se ho poca possibilità di essere vista devo provarci.

Provo a sollevarmi, con fatica resto in piedi. Aggrappata su un bidone d’immondizia resisto, anche se le tremanti gambe vorrebbero abbandonarmi.  Procedo scalciando bottiglie di birra vuote che impediscono il passaggio, con una di esse mi taglio, reagisco bestemmiando, pentendomi nello stesso tempo di averlo fatto. Insisto e quasi in prossimità dell’uscita, intravedo la mia macchina sotto una fioca luce di lampione.

La pioggia pulisce il mio volto ricoperto di sangue quando provo a esplorare questo lurido posto desolato e perso come un luna park derelitto, ma le pupille sature di pianto, riescono a distinguere solo ratti e ragni che si addentrano nel rasente buio.

Raccolgo da terra un foglio di giornale per cercare in qualche modo di ripararmi.  Il quotidiano inzuppato di panzane propone in prima pagina la notizia del giorno: l’elezione di un nuovo papa di nome Bergoglio.

Dovrei pregare! ma sono esausta preferisco oltraggiare il destino.

Accasciata su un fianco percepisco una sagoma avvicinarsi: raggomitolando indietreggio.  Sento la sua voce pronunciare parole rassicuranti; è straniera, quieta, dal carattere romanzato. Avverto la sua mano che con delicatezza mi soleva.

Capelli lunghi e sporchi incorniciano una sudicia barba. Il suo viso incavo, mette in luce due occhi naufraghi, come ciottoli venuti del mare.  Gli chiedo chi sei. Mi risponde, non lo so, vivo fra le macerie di questi luoghi, mi chiamo Francesco.



Perdono tutti



Il 9 settembre 1908 nasceva 
Cesare Pavese.
Scrittore, poeta, saggista e traduttore, indimenticato autore di "La luna e i falò", "La bella estate" e "Il compagno".

 
  A soli 42 anni si suicidò' a causa di una grave depressione, 
lasciando questo scritto sulla prima pagina di un suo libro
  si trovava nall'hotel  Roma Cavour di Torino, nella stanza n° 49


venerdì 6 settembre 2013

Non andartene

















Non andartene,
non lasciare l’eclisse di te
nella mia stanza.
Chi ti cerca è il sole,
non ha pietà della tua assenza
il sole, ti trova anche nei luoghi

casuali
dove sei passata,
nei posti che hai lasciato
e in quelli dove sei
inavvertitamente andata
brucia
ed equipara
al nulla tutta quanta
la tua fervida giornata.
Eppure è stata,
è stata,
nessuna ora sua
è vanificata


Mario Luzi