San Giorgio a Cremano
19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994
Vent’anni
fa moriva Massimo Troisi. La notizia della sua morte entrò in casa mia
come un dramma che ci prendeva tutti. Sentimmo immediatamente la misura
di ciò che avevamo perso.
La comicità di Troisi era un luogo in cui tutti sono accolti. Nella sua eleganza e nella sua ironia lontana dalla cattiveria, dallo sfottò crudele, dall’invettiva, c’è un invito a stare insieme, vicini, nel guazzabuglio di questa vita. La sua partitura erano i modi di essere napoletani, le debolezze, i vizi e pregiudizi che diventavano commedie universali, lontanissime dal gioco dei luoghi comuni e dall’accidia della presa in giro. Raccontava mondi. Il jazz delle sue parole, il suo napoletano che tutti riuscivano a capire, la musica delle sue mani. E ora qui, dopo una giornata complicata, mi rimbalzano in testa vivi i versi di Benigni dedicati a Troisi:
La comicità di Troisi era un luogo in cui tutti sono accolti. Nella sua eleganza e nella sua ironia lontana dalla cattiveria, dallo sfottò crudele, dall’invettiva, c’è un invito a stare insieme, vicini, nel guazzabuglio di questa vita. La sua partitura erano i modi di essere napoletani, le debolezze, i vizi e pregiudizi che diventavano commedie universali, lontanissime dal gioco dei luoghi comuni e dall’accidia della presa in giro. Raccontava mondi. Il jazz delle sue parole, il suo napoletano che tutti riuscivano a capire, la musica delle sue mani. E ora qui, dopo una giornata complicata, mi rimbalzano in testa vivi i versi di Benigni dedicati a Troisi:
“O Massimino io ti tengo in serbo
tra ciò che il mondo dona di più caro, ha fatto più miracoli il tuo
verbo di quello dell’amato San Gennaro”
Roberto Saviano
Nessun commento:
Posta un commento