giovedì 19 gennaio 2012

Italo Calvino


Santiago de Las Vegas 1923 - Siena 1985




Le nostre distanze un pò s'accorciavano un pò s'allungavano, 
ma ormai era chiaro che l'uno non avrebbe 
mai raggiunto l'altro nè mai l’altro l’uno. 
Di giocare a rincorrerci avevamo perso ogni gusto, 
e del resto non eravamo più bambini, ma ormai non ci restava altro da fare.  







«Un ragazzo sale su di un albero, si arrampica tra i rami,
passa da una pianta all'altra, decide che non scenderà più.
L'autore del libro non ha fatto che sviluppare questa immagine
e portarla alle estreme conseguenze:
il protagonista trascorre l'intera vita sugli alberi,
una vita tutt'altro che monotona, anzi:
piena d'avventure, e tutt'altro che da eremita,
però sempre mantenendo tra sé e i suoi simili
questa minima ma invalicabile distanza.»







Le città invisibili
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; 
se ce n'è uno, è quello che è già qui, 
l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne. 
Il primo riesce facile a molti: 
accettare l'inferno 
e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esigere attenzione e apprendimento continui: 
cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, 
non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.


 
Le Cosmicomiche

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