Gianni Rodari
Omegna 1920 - Roma 1980
Racconti
Il professor Grammaticus,
viaggiando in treno, ascoltava la conversazione dei suoi
compagni di scompartimento. erano operai meridionali,
emigrati all'estero in cerca di lavoro: erano tornati in
Italia per le elezioni, poi avevano ripreso la strada
del loro esilio.
- Io ho andato in Germania nel
1958, - diceva uno di loro.
- Io ho andato prima in Belgio,
nelle miniere di carbone. Ma era una vita troppo dura.
Per un poco il professor
Grammaticus li stette ad ascoltare in silenzio. A
guardarlo bene, però, pareva una pentola in
ebollizione. Finalmente il coperchio saltò, e il
professor Grammaticus esclamò, guardando severamente i
suoi compagni:
- Ho andato! Ho andato! Ecco di
nuovo il benedetto vizio di tanti italiani del sud di
usare il verbo avere al posto del verbo essere. Non vi
hanno insegnato a scuola che si dice: "Sono
andato"?
Gli emigranti tacquero, pieni di
rispetto per quel signore tanto perbene, con i capelli
bianchi che gli uscivano di sotto il cappello nero.
- Il verbo andare, - continuò il
professor Grammaticus,- è un verbo intransitivo, e come
tale vuole l'ausiliare essere.
Gli emigranti sospirarono. Poi uno
di loro tossì per farsi coraggio e disse:
- Sarà come lei dice, signore. Lei
deve aver studiato molto. Io ho fatto la seconda
elementare, ma già allora dovevo guardare più alle
pecore che ai libri. Il verbo andare sarà anche quella
cosa che dice lei.
- Un verbo intransitivo.
Ecco, sarà un verbo intransitivo,
una cosa importantissima, non discuto. ma a me sembra un
verbo triste, molto triste. Andare a cercar lavoro in
casa d'altri... lasciare la famiglia, i bambini.
Il professor Grammaticus cominciò
a balbettare.
- Certo... veramente... insomma,
però... comunque si dice sono andato, non ho andato. Ci
vuole il verbo "essere": io sono, tu sei, egli
è...
- Eh,- disse l'emigrante,
sorridendo con gentilezza,- io sono, noi siamo!... Lo sa
dove siamo noi, con tutto il verbo essere e con tutto il
cuore? Siamo sempre al paese, anche se abbiamo andato in
Germania e in Francia. siamo sempre là, è là che
vorremmo restare, e avere belle fabbriche per lavorare,
e belle case per abitare.
E guardava il professor Grammaticus
con i suoi occhi buoni e puliti. e il professor
Grammaticus aveva una gran voglia di darsi dei pugni in
testa. e intanto borbottava tra sé: - Stupido! Stupido
che non sono altro. vado a cercare gli errori nei
verbi... ma gli errori più grossi sono nelle cose!
Il Paese con la esse davanti
Giovannino Perdigiorno era un grande
viaggiatore. Viaggia e viaggia, capitò nel paese con
l'esse davanti.
- Ma che razza di paese è? - domandò a un cittadino
che prendeva il fresco sotto un albero.
Il cittadino, per tutta risposta, cavò di tasca un
temperino e lo mostrò bene aperto sul palmo della mano.
- Vede questo?
- E' un temperino.
- Tutto sbagliato. Invece è uno «stemperino», cioè
un temperino con l'esse davanti. Serve a far ricrescere
le matite, quando sono consumate, ed è molto utile
nelle scuole.
- Magnifico, - disse Giovannino. - E poi?
- Poi abbiamo lo «staccapanni».
- Vorrà dire l'attaccapanni.
- L'attaccapanni serve a ben poco, se non avete il
cappotto da attaccarci. Col nostro «staccapanni» è
tutto diverso. Lì non bisogna attaccarci niente, c'è
già tutto attaccato. Se avete bisogno di un cappotto
andate lì e lo staccate. Chi ha bisogno di una giacca,
non deve mica andare a comprarla: passa dallo
staccapanni e la stacca. C'è lo staccapanni d'estate e
quello d'inverno, quello per uomo e quello per signora.
Così si risparmiano tanti soldi.
- Una vera bellezza. E poi?
- Poi abbiamo la macchina «sfotografica», che invece
di fare le fotografie fa le caricature, così si ride.
Poi abbiamo lo «scannone».
- Brrr, che paura.
- Tutt'altro. Lo «scannone» è il contrario del
cannone, e serve per disfare la guerra.
- E come funziona?
- E' facilissimo, può adoperarlo anche un bambino. Se
c'è la guerra, suoniamo la stromba, spariamo lo
scannone e la guerra è subito disfatta.
Che meraviglia il paese con l'esse davanti.
B. P.
Tutte le lettere dell'alfabeto hanno un suono vivace e lieto tranne l'Acca che, come si sa, un suono proprio non ce l'ha. Ci sono lettere importanti:l'A che a tutte sta davanti,del suo primato è molto orgogliosae porta sempre la Maglia rosa; la Zeta, con cui si scrive «zero»,è più temuta dell'Uomo Nero. Ci sono lettere buone e carecome la G del verbo giocare.
Certe lettere vanno in coppia, e la T spesso si raddoppia...Ma la coppia più speciale,
famosa su scala internazionale, è quella che vedete qui:una B. con una P.
B.P... Che vuol dire? Pensateci un po':forse Buon Pranzo... forse Buon Pro...Oppure...
Buona Passeggiata?Trovate da soli la ... Bella Pensata.
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Uno dei libri più belli della mia prima infanzia
Il Paese degli alberi di natale
1962
illustrato da Bruno Munari
1962
illustrato da Bruno Munari
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