lunedì 29 aprile 2013

La forza di essere uomini


La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri... E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri. Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili, di finire alla mercè di chi ci sta di fronte. Non ci esponiamo mai. Perché ci manca la forza di essere uomini, quella che ci fa accettare i nostri limiti, che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto. Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà. Mi piacciono i barboni. Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore..

Alda Merini

domenica 21 aprile 2013

Raymond Carver

Oregon 1938/1988





Raymond Carver con la seconda moglie la poetessa
Tess Gallagher



Il suo epitaffio

« E hai ottenuto quello che
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos'è che volevi?
Sentirmi chiamare amato, sentirmi
amato sulla terra. »






…”la cosa che volevo fare con i miei racconti: mettere in fila le parole giuste, le immagini precise, ma anche la punteggiatura esatta e appropriata per far sì che il lettore fosse attratto e coinvolto all’interno del racconto fino a essere incapace di distogliere lo sguardo dal testo, a meno che non gli andasse a fuoco la casa attorno. Chiedere alle parole di assumere la forza delle azioni…l’idea di scrivere in modo chiaro e con sufficiente autorità da invogliare e trattenere il lettore mi è rimasta. E' ancora oggi uno dei miei obiettivi primari".

Saturno contro

Ferzan Özpetek


« Ci sono momenti come questo in cui riesco 
a sentirmi felice. 
Voglio che rimanga tutto così per sempre. 
Anche se so che per sempre non esiste » 
(Lorenzo, interpretato da Luca Argentero)



 Roma 2007
Uno dei più bei film sulla presa di coscienza della separazione, 
sull'elaborazione del lutto, 
sull'abbandono.
Un film coinvolgente, straordinario e commovente, 
come, per me, tutti i film di Özpetek.
Fantastico narratore della vita
di cui bisogna avere il coraggio 
di prendere consapevolezza e farsi carico
delle debolezze, delle paure 
e godere senza barriere e pregiudizi 
dei pochi momenti di felicità.



Questo il film pluripremiato è dedicato a Hrant Dink 
scrittore turco di origini armene,
paladino della lotta per i diritti civili in Turchia ed ucciso ad Istanbul  nel 2007.

sabato 20 aprile 2013

0 - 6 anni

Ricordi d'infanzia
Parco D'Orleans - Palermo










In questo Parco ho tarscorso i giorni più belli della mia infanzia. La mia passione era dare da mangiare ai cigni e ai picccoli cervi, dei quali avevo un certo naturale timore. Infilavo le foglie di Ficus nella rete ed aspettavo tremante che si avvicinassero. A volte la loro linguetta mi bagnava la mano
ed un brivido mi percorreva tutta.
Il Parco D'Orleans è l'unico parco ornitologico d'Italia e uno dei pochi esistenti in Europa. Oltre alle numerose specie di pappagalli esotici rari, come Ara e Conuri, ci sono cicogne, fenicotteri, pellicani rosa e uccelli autoctoni oggi estinti in Sicilia, come l'avvoltoio Capovaccaio, il Pollo Sultano, il Francolino, 
il Gufo e il Cavaliere d'Italia. E anche cervi.
Queste specie, fanno parte di un progetto che permetterà di reinserire nei luoghi più idonei della Sicilia i piccoli che nasceranno da queste coppie al fine di creare nuovi nuclei di riproduzione in libertà. 
Unica è anche la ricca collezione di colombi utile 
a spiegare ai bambini la teoria 
della selezione della specie di Darwin. 
Infatti, è proprio partendo dal colombo grigio ancestrale, lo stesso che tutti noi conosciamo e vediamo in tutte le piazze d'Italia, che Darwin cominciò a elaborare la sua teoria.

Nel Parco, come in molti altri di Palermo, si possono ammirare anche numerosi
Ficus magnolioides dalle radici volanti, 
con le cui foglie ero solita intrecciare collane e coroncine.


Il 6 agosto 2010 il Parco è stato dedicato a Ninì Cassarà ucciso dalla mafia
Palermo 1947 / 1985

mercoledì 17 aprile 2013

Maria Lai

Ulassai 1919 - Cardedu 16 aprile 2013


 

E viaggiò, Maria Lai. In cerca del sentiero e della parola. In cerca della sua isola selvatica, madre accogliente e sorella difficile. Viaggiò, restò, tornò e ancora viaggiò, come ogni poeta deve fare per non interrompere la storia; quando il poeta resta, infinitamente, figlio del linguaggio: unica sua terra possibile. Fatta di distanze e appartenenze, di ricerche e disorientamenti, di tradimenti necessari e radici resistenti. “Il viaggio è la casa“, diceva Maria Lai. “Non solo la mia casa, ma quella di tutti noi. Siamo sulla terra, che gira a circa trenta chilometri al secondo, in un viaggio che è pur sempre un viaggio speciale, dove non si distingue la partenza dal ritorno. La vera nostalgia non è quella per un’isola. È l’ansia di infinito“.
- Helga Marsala*






Con questa sua poesia ho inaugurato una mia personale 
"Le Libere donne di Elle"


«L’arte è come

una pozzanghera

che riflette il cielo,

ma può passare inosservata.

Può essere calpestata,

ma l’immagine del cielo

si ricompone

sempre.»




*Helga Marsala, palermitana, è giornalista, critico d'arte contemporanea e curatore.

lunedì 15 aprile 2013

Il luogo natio....

 Marguerite Yourcenar
Marguerite Cleenewerck de Crayencour 
Bruxelles 1903 - Mount Desert 1987 





Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta 
si è posato uno sguardo consapevole su sé stessi: 
la mia prima patria sono stati i libri.

Pubblicazioni

Edizioni Cigno a cura di Elio Pecora


Terra
Tramonto
Incontro
Vita
Giugno
Notte
Anno Nuovo
Sogno
Sei tu
Come me
Nella tua mano

Ricorrenze

Jean-Paul Sartre 

Parigi 15 aprile 1980

"Un orologio suonò mezzogiorno: Luciano si alzò. La metamorfosi era compiuta: in quel caffè, un'ora prima, era entrato un adolescente grazioso ed incerto; un uomo ne usciva, un capo tra i francesi. Luciano mosse alcuni passi nella luce gloriosa d'un mattino di Francia. All'angolo della strada delle scuole col boulevard Saint-Michael si avvicinò a una cartoleria e si guardò nello specchio: avrebbe voluto ritrovare sul suo viso l'aria impermeabile che ammirava su quello di Lemordant. Ma lo specchio non gli rimandò che un grazioso visetto ostinato che ancora non era abbastanza terribile. "Mi lascerò crescere i baffi" decise."

da il Muro



















Montparnasse

domenica 14 aprile 2013

Gabbie

 
Vincent Van Gogh 
Groot Zundert 1853 -  Parigi 1890
 


 Gli uomini si trovano spesso nell'impossibilità di fare qualcosa, 
 prigionieri di non so quale gabbia orribile, 
orribile, 
spaventosamente orribile.

Lettere a Theo*, Vincent Van Gogh
Van Gogh, dal 1872 , fino a due giorni prima del suo suicidio nel 1890, scrisse una serie infinita di lettere al fratello Theo, con costanza e cura maniacale e con l' amore infinito che provava solo per lui, che per anni fu il suo unico interlocutore. Ciò permise a Vincent di continuare a vivere ed esprimersi nella vita e nella pittura. Theo assistette il fratello, nei suoi due lunghi giorni di agonia, senza lasciarlo un solo attimo e gli sopravvisse solo due mesi. Un libro bello, crudo, triste e romantico.
*Libro regalatomi da Francesca Ioia 

sabato 13 aprile 2013

Frida

Unica,
straordinaria,
forte,
appasionata,
tormentata,
devastata,
tradita,
torturata,
coraggiosa
Frida Kalo




 






Tema.....A.G.



TEMA DI QUINTA ELEMENTARE DI ANTONIO GRAMSCI.
"Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli rispon­deresti?"
Ghilarza, addì 15 luglio 1903
Carissimo amico,
Poco fa ricevetti la tua carissima lettera, e molto mi rallegra il sapere che tu stai bene di salute. Un punto solo mi fa stupire di te; dici che non ripren­derai più gli studi, perché ti sono venuti a noia. Come, tu che sei tanto intelli­gente, che, grazie a Dio, non ti manca il necessario, tu vuoi abbandonare gli studi? Dici a me di far lo stesso, perché è molto meglio scorrazzare per i campi, andare ai balli e ai pubblici ritrovi, anziché rinchiudersi per quattro ore al giorno in una camera, col maestro che ci predica sempre di studiare perché se no reste­remo zucconi. Ma io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna.
Quanti ragazzi poveri ti invidiano, loro che avrebbero voglia di studiare, ma a cui Dio non ha dato il necessario, non solo per studiare, ma molte volte, neanche per sfamarsi.
Io li vedo dalla mia finestra, con che occhi guardano i ragazzi che passano con la cartella a tracolla, loro che non possono andare che alla scuola serale.
Tu dici che sei ricco, che non avrai bisogno degli studi per camparti, ma bada al proverbio "l'ozio è il padre dei vizi." Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Un rovescio di fortuna, una lite perduta, possono portare alla miseria il più ricco degli uomini. Ricordati del signor Fran­cesco; egli era figlio di una famiglia abbastanza ricca; passò una gioventù brillan­tissima, andava ai teatri, alle bische, e finì per rovinarsi completamente, ed ora fa lo scrivano presso un avvocato che gli da sessanta lire al mese, tanto per vivacchiare.
Questi esempi dovrebbero bastare a farti dissuadere dal tuo proposito. Torna agli studi, caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili.
Non pigliarti a male se ti parlo col cuore alla mano, perché ti voglio bene, e uso dire tutto in faccia, e non adularti come molti.
Addio, saluta i tuoi genitori e ricevi un bacio dal
Tuo aff.mo amico Antonio
 
 

C'è una storia....

 Sigismund Schlomo Freud detto Sigmund 
Pribor 1856 - Londra 1939 




C'è una storia dietro ogni persona.
C'è una ragione per cui loro sono quel che sono.
Loro non sono così solo perchè lo vogliono.
Qualcosa nel passato li ha resi teli,
e alcune volte è impossibile cambiarli.





Mondello

Lo Stabilimento Charleston
Il posto della mia infanzia, dei miei primi giochi, dei miei ricordi estivi, 
della mia memoria, dei miei desideri


venerdì 12 aprile 2013

11 aprile 1945










Sono trascorsi sessantotto anni da quando gli americani liberarono il campo di sterminio di Buchenwald. Uno dei luoghi in cui la pazzia umana ha sferrato i suoi colpi più duri. Oggi, è,dunque, doveroso un pensiero, anche di poche righe, a tutte le vittime della follia nazista. Tra il 1937, anno della costruzione, e il 1945, anno della liberazione, 250.000 anime, passarono di lì e 56.000 non ne uscirono mai più. I bambini superstiti di Buchenwald furono esattamente 904.
"Mangiavamo la neve", ricorda uno di loro, Sol Luri. Buchenwald, uno dei lager più importanti sul suolo tedesco, letteralmente significa Bosco di faggi e deve il nome alla sua posizione: sorgeva, infatti, nei pressi della collina boscosa dell'Ettersberg. Dopo la liberazione, gli americani girarono un impressionante documentario sulle efferatezze e gli scempi che in quel luogo si erano consumati e costrinsero, per giorni, i civili tedeschi a visitarlo in memoria dei tanti angeli che proprio lì trovarono la morte.

Se.....

Primo Levi 
Torino 1919 - 11 Aprile 1987

« Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: 
Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore 
per un sì o per un no... »


Cercavo te nelle stelle
quando le interrogavo bambino.
Ho chiesto te alle montagne,
ma non mi diedero che poche volte
solitudine e breve pace.
Perché mancavi, nelle lunghe sere
meditai la bestemmia insensata
che il mondo era uno sbaglio di Dio,
io uno sbaglio del mondo.
E quando, davanti alla morte,
ho gridato di no da ogni fibra,
che non avevo ancora finito,
che troppo ancora dovevo fare,
era perché mi stavi davanti,
tu con me accanto, come oggi avviene,
un uomo una donna sotto il sole.
Sono tornato perché c’eri tu

Primo Levi

giovedì 11 aprile 2013

Rondini

Oggi finalmente sono tornate
















Vorrei entrare dentro i fili di una radio
E volare sopra i tetti delle città
Incontrare le espressioni dialettali
Mescolarmi con l'odore del caffè
Fermarmi sul naso dei vecchi mentre Leggono i giornali
E con la polvere dei sogni volare e volare
Al fresco delle stelle, anche più in là
Coro :
Sogni, tu sogni nel mare dei sogni.
Vorrei girare il cielo come le rondini
E ogni tanto fermarmi qua e là
Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici
E come loro quando è la sera chiudere gli occhi con semplicità.
Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro
e cos'è che lo muove
Da dove viene ogni tanto questo strano dolore
Vorrei capire insomma che cos'è l'amore
Dov'è che si prende, dov'è che si dà
Coro :
Sogni, tu sogni nel cielo dei sogni....


Lucio Dalla

Miracoli



A volte credi che due occhi ti guardino
e invece non ti vedono neanche.

A volte credi di aver trovato qualcuno che cercavi
e invece non hai trovato nessuno.

Succede.
E se non succede, è un miracolo.

Ma i miracoli non durano mai.

Oriana Fallaci




mercoledì 10 aprile 2013

The Untouchables

  regia Brian De Palma Newark 1940 
musiche Ennio Morricone Roma 1928
il film 1987




da  "yahu Guly" amico di sempre e per sempre

...questa musica mi mette le ali.
mi fa sembrare possibile l’impossibile,
tutto immenso come solo il cielo e il mare,
tutto infinitamente piccolo come la terra da lontano,
tutto raggiungibile e nel contempo impossibile.
come un’aquila che spicca il volo
verso l’infinito e poi si lancia
a capofitto verso terra
con la sensazione che
la soluzione sia non fermarsi più.
fino a scoppiare il cuore...

martedì 9 aprile 2013

Veleggio

Veleggio come

un'ombra

nel sonno del giorno

e senza sapere mi riconosco come

tanti

schierata su un altare

per essere mangiata da

chissà chi...
Io penso che l'inferno
sia illuminato di queste
stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della
mia pena
perché la loro forse
non s'addormenta mai.
Alda Merini

Donne di Sicilia

Marianna Bartoccelli 
Enna 1949 - Roma 2013


Dopo una lunga malattia, giornalista e scrittrice siciliana di talento, si è spenta a Roma dove viveva da tempo. Nata ad Enna, nel feudo di famiglia, ironica, caparbia, generosa, la Bartoccelli si definiva, ed era fondamentalmente, una donna libera. Giovanissima tra le file di Lotta Continua avvia la sua storia politico-giornalistica e il suo impegno per i diritti di uomini e donne che vogliono cambiare costumi e storia, prosegue con le lotte dei Verdi e delle Donne, diventa consigliere comunale dei Verdi a Palermo durante la Primavera siciliana. E' stata anche tra le promotrici del Coordinamento nazionale delle donne giornaliste all'inizio degli anni Ottanta, oltre ad aver partecipato a diversi momenti dell'attività sindacale nazionale dei giornalisti nel corso della sua carriera.
Parallelamente intensifica la sua attività di scrittura per quotidiani e settimanali sui temi della società e giustizia. Con la Clamore srl realizza documenti, convegni, video e film sulle stragi Falcone e Borsellino. E' stata anche direttrice del quotidiano palermitano "Mediterraneo" per poi passare alla guida di "Oggi Sicilia". 
Penna doc delle inchieste giudiziarie siciliane e nazionali si trasferisce a Roma nella redazione de Il Giornale dove ha seguito, da inviata, tutti i processi di mafia e dove è stata anche fiduciaria di redazione. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia, Il Foglio e il Riformista. Durante la malattia ha intensificato i suoi interessi sull'industrializzazione della Sicilia dedicandosi alla scrittura di libri: la sua ultima pubblicazione, "L'avvocato dei misteri" (Castelvecchi editore), dedicata alla figura dell'avvocato Guarrasi, ha riscosso notevole successo ed interesse, quattro anni fa con "Nuvola Rossa" (Flaccovio), aveva centrato tutti i temi della Sicilia che sfida il suo futuro e nell'ultimo anno per la Camera di Commercio di Caltanissetta ha curato e dato alle stampe il volume "Caltanissetta non è più sola".
Ha inoltre vissuto per 3 anni nelle isole Eolie dirigendo la tv locale "Teleisole".

sabato 6 aprile 2013

Nulla è cambiato

    6 Aprile 2009 - 6 Aprile 2013

   ore 03,32  309 morti

Per Federica, Donna

Luciana Littizzetto - Febbraio 21013

Lo dicono solo in caso di estrema necessità, tipo quando proprio non ne possono fare a meno, sennò dicono dei surrogati. Dei derivati del ti amo. Che fanno danni come i derivati delle banche. Dite delle cose tipo: sei molto importante per me. E cosa vuol dire molto importante? Anche non pestare una cacca di cane prima di portare le scarpe al calzolaio è molto importante, ma non è mica la stessa cosa che dire ti amo. Dite cose tipo: Mi fai stare bene. Ma mi fai stare bene lascialo dire a Biagio Antonacci. Dillo al tuo medico Shiatzu quando ti schiaccia i piedi per metterti a posto la cervicale. Oppure sprecate quelle parole tipo tesoro, meraviglia, splendore. Ma splendore cosa? Guardami. Splendo? Non sono mica una plafoniera? Ma dite ti amo, pezzi di cretini! Se la prima volta vi vergognate mettete la testa nel sacchetto del pane!? Dite "ti amo" mentre vi lavate i denti? Sglrlb? Va bene anche quello. Poi al limite cambiate idea. Dire una volta ti amo non crea né impotenza né assuefazione. Poi il bello è che non capite nulla anche quando siamo noi a dirvi parole d'amore. Se vi diciamo cose romantiche tipo: Amore, guarda che luna... voi rispondete: Minchia l'una? Pensavo fossero le undici. Andiamo che mi è scaduto il parcheggio. Ma noi vi amiamo lo stesso. Cosi come siete.

Vi amiamo anche quando... vi vantate di aver scritto il vostro nome facendo pipì sulla neve, amiamo i vostri piedi anche se sono armi di distruzione di massa, vi amiamo anche se di notte russate che ci sembra di dormire ai piedi dello Stromboli, vi amiamo anche se per trovarvi per casa basta seguire le tracce come per gli animali servatici, giacca, camicia, canotta, tutto lasciato per terra finché sul divano non trovi un tizio con la felpa della Sampdoria che gioca alla Playstation, vi amiamo quando per fare un caffè ne spargete un quarto sul tappetino e due quarti sul gas. E poi dite che viene leggero. Vi amiamo quando avvitate la caffettiera fino allo spasimo che per aprirla dobbiamo chiamare i pompieri, e poi non chiudete i barattoli, appoggiate solo il coperchio sopra cosi appena lo prendi sbadabam cade tutto. Vi amiamo quando sparecchiate la tavola con la tecnica del discobolo, mettendo in frigo la pentola della minestra che poggia su due mandarini ...Vi amiamo quando a Natale scavate il panettone con le dita, quando per farvi un caffè sporcate la cucina che neanche 10 Benedette Parodi... e pure quando per farvi la doccia allagate il bagno e lasciate la malloppa di peli nello scarico, che sembra di stare insieme a un setter irlandese! Vi amiamo quando diciamo voglio un figlio da te e voi rispondete "Magari un cane" e noi vorremmo abbandonare voi in autostrada non il cane. Vi amiamo quando andate a lavare la macchina e ci chiudete dentro coi finestrini aperti, vi amiamo quando fate quelle battute tipo prima di fidanzarti guarda la madre, perché la figlia diventerà cosi, Voi no. Voi spesso siete pirla fin da subito. Vi amiamo quando mettete nella lavastoviglie i coltelli di punta, che quando noi la svuotiamo ci scarnifichiamo, e quando invece di sostituire il rotolo finito della carta igienica usate il tubetto di cartone grigio come cannocchiale.  

È per amore vostro che facciamo finta di addormentarci abbracciati anche se dormire sul vostro omero ci dà un po' la sensazione di appoggiare la mandibola su un ramo secco di castagno, e vi amiamo anche se considerate come dogma assoluto che l'arrosto della mamma è ...più buono di quello che facciamo noi. Il creatore non ha detto: e la suocera fece l'arrosto fatelo sempre cosi in memoria di me. Insomma, noi vi amiamo anche quando date il peggio, vi amiamo nella buona ma soprattutto nella schifosa sorte. Vi amiamo perché amiamo l'amore che è un apostrofo rosa tra le parole: è irrecuperabile... ma quasi quasi me lo tengo.


Perché San valentino è la festa dell'amore, declinato in tutte le sue forme. L'amore delle persone che si amano. Anche delle donne che amano le donne e degli uomini che amano gli uomini. Ma che ci interessa quello che fanno a letto... l'importante è che le persone si vogliano bene, solo questo conta. Pensa che bello sarebbe vivere in un paese dove tutti i diritti fossero riconosciuti. Ma non solo i diritti dei soldi. Quelli dell'anima.  Quelli che mi dicono che posso vegliare la persona che ho amato per anni in un letto d'ospedale senza nessuno che mi cacci via perché non siamo parenti. E poi vorremmo un san valentino dove nessun uomo per farci i complimenti dicesse che siamo donne con le palle. Dirci che siamo donne con le palle non è un complimento. Non le ...vogliamo. Abbiamo già le tette. Tra l'altro sono due e sferiche anche quelle.

Vogliamo solo rispetto. 

In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna, compagna, figlia, amante, sorella, ex. Magari in famiglia. Perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore. La uccide perché la considera una sua proprietà. Perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro... e noi che siamo ingenue spesso scambiamo tutto per amore, ma l'amore con la violenza e le botte non c'entrano un tubo. L'amore, con gli schiaffi e i pugni c'entra come la libertà con la prigione. Noi a Torino, che risentiamo della nobiltà reale, diciamo che è come passare dal risotto alla merda. Un uomo che ci mena non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nell'hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama male. Non è questo l'amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L'amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia.
Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti?  
No. Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via.

venerdì 5 aprile 2013

Sono cent'anni


 
   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sono cent'anni che non ho visto il suo viso
che non ho passato il braccio
attorno alla sua vita
che non mi son fermato nei suoi occhi
che non ho interrogato
la chiarità del suo pensiero
che non ho toccato
il calore del suo ventre
eravamo sullo stesso ramo insieme
eravamo sullo stesso ramo
caduti dallo stesso ramo ci siamo separati
e tra noi il tempo è di cent'anni
di cent'anni la strada
e da cent'anni nella penombra
corro dietro a te.

Nazim Hikmet